Siamo quotidianamente frustrati dagli oggetti che ci circondano: parlo dell’autoradio (che ha sempre più funzioni), del piano cottura a induzione, dell’ultimo tablet, del decoder satellitare o del forno a microonde.
La vita di tutti i giorni si rivela essere spesso un try-fail-learn, un continuo ciclo di tentativi ed errori che sfocia finalmente nello sviluppo di un nuovo pattern cognitivo, ovvero un modello di comportamento che rende spontanea la corretta relazione con quell’oggetto o situazione.
È il caso, ad esempio, degli interruttori della luce quando si entra in una nuova casa o della gestione dei fuochi del nuovo piano cottura: quante volte vi è capitato di non capire quale manopola accende il fornello che vogliamo?
L’esempio farà sorridere, ma è una banalizzazione essenziale per comprendere il ruolo che il design antropocentrico (o Human Centered Design) sta assumendo con sempre maggiore importanza.
Di cosa stiamo parlando?
Lo Human Centered Design è una impostazione che parte dai bisogni delle persone, dalle loro capacità e comportamenti, e che permette di adattare ad essi la progettazione.
La maggior parte degli oggetti che ci circondano ogni giorno sono frutto della mente di ingegneri esperti di tecnologia e, spesso, luminari nel loro campo, ma carenti di psicologia. Essi sono per loro natura formati a un pensiero strettamente logico che li porta a credere che gli utenti debbano pensare in modo altrettanto razionale, progettando gli oggetti di conseguenza.
L’uomo non è logico.
La psicologia ci insegna infatti che il comportamento umano non è sempre logico e che, anzi, bisogna accettarlo per quello che è, non per come vorremmo che fosse.
Il buon design nasce dal connubio tra la conoscenza della persona che userà il prodotto e la tecnica migliore per realizzarlo: richiede che l’interfaccia comunichi in modo chiaro ed essenziale quali azioni sono possibili, cosa sta accadendo e cosa accadrà grazie all’interazione.
Partendo da una conoscenza degli esseri umani e dei bisogni che il progetto intende soddisfare, lo Human Centered Design costituisce una vera e propria filosofia progettuale. È un approccio che in KAERU sposiamo unitamente al rigore di un metodo di project management in grado di procedere per progressivi gradi di approfondimento e complessità, fino al raggiungimento degli obiettivi.
Gli strumenti che progettiamo in KAERU antepongono al design l’analisi della situazione d’uso: cerchiamo di ricostruire gli scenari tipici in modo da costruire sulla base dei pattern dell’utente una interfaccia che risulti a lui familiare e di conseguenza efficace.