È notizia di poche ore fa: Uber si lancia nel mondo creditizio con una Uber Card firmata Visa (e Barclays!).
Dal 2 Novembre, per ora solo per il mercato US, Uber – celebre player della sharing economy, di recente al centro di più di una polemica per mancata trasparenza e scarsa tutela dei dipendenti-driver – insieme a Barclays offrirà ai propri clienti una carta di credito denominata Uber Visa Card.
Cosa avrà di speciale?
Sembra nulla di che, ad eccezione di un personalissimo circuito di cashback e un contributo per la sottoscrizione di 50$ che verranno accreditati annualmente e che si potranno utilizzare per acquisti su Netflix, Spotify o Amazon Prime.
Il programma di cashback è semplice:
4% su cene, asporto, bar e acquisti UberEats;
3% su hotel e biglietti aerei;
2% su acquisti online generici, incluso Uber, ovviamente;
1% su tutto il resto.
La carta, si legge sul sito ufficiale, non avrà un canone, si appoggerà al circuito Visa e offrirà la possibilità di partecipare a eventi privati e “dining experience“.
Si potrebbe pensare a una strategia di profilazione eppure no: Uber è corsa ai ripari e ha spiegato a Engadget che non collezionerà alcuna informazione personale o riguardante gli acquisti. L’unico dato che gestirà sarà relativo alle spese globali ed aggregate generate dalle carte emesse.
La domanda quindi sorge spontanea:
perché un player come Uber dovrebbe lanciare uno strumento di pagamento?