CAMBRIDGE ANALYTICA È COME LA FENICE
Dopo mesi al centro di polemiche l’azienda chiude, ma…
Sulla bocca di tutti – almeno tra gli addetti ai lavori – ormai da mesi, Cambridge Analytica ha chiuso i battenti annunciando al contempo la nascita di Emerdata (ma ci asterremo da facili battute sul naming). Perché questo fallimento imprenditoriale rappresenta un fallimento per tutti noi utenti?
Questioni di assets
Il primo motivo per cui il fallimento di Cambridge Analytica rappresenta un fallimento anche per noi utenti lo possiamo ricondurre facilmente alle dinamiche portate alla luce dalla stampa degli ultimi giorni. Il know how maturato in oltre 5 anni di attività da Cambridge Analytica e dai suoi ricercatori, così come i dati aggregati sui quali hanno messo le mani, hanno infatti già cambiato padrone: Emerdata, acronimo di Emerging Data è la nuova veste della stessa Cambridge Analytica.
Il secondo motivo, forse ancora più grave del precedente, è rappresentato dalla “falla” – anche se il termine è assolutamente improprio – mostrata dalle bad practices di Facebook nella gestione dei dati. Anni fa fu la stessa Facebook a chiedere a Cambridge Analytica di rimuovere i dati, cosa che probabilmente accadde ma con una eccezione: l’azienda non era tenuta ad eliminare i dati ottenuti per aggregazione e interpolazione, di cui è la sola titolare. Parliamo dei profili psicometrici e psicografici ottenuti come risultato di analisi fatte sui dati di origine. Cambridge Analytica ha quindi adempiuto alle richieste di Facebook ma, di fatto, ha mantenuto la propria conoscenza e il proprio patrimonio. La domanda abilmente schivata è quindi: dove termina la proprietà dei dati e quando, anche se interpolati e parte di un insieme più ampio, sono da ricondurre ai dati iniziali e quindi suscettibili di revoca?
Responsabilità e delegittimazione
La chiusura della società è stata strategicamente avanzata in tempi rapidissimi con l’obiettivo di deresponsabilizzare gli autori stessi e metterli al riparo dalle tante sanzioni che potrebbero essere comminate dagli altrettanti stati coinvolti e dalle relative authority. Un aspetto corollario che tocca noi utenti e addetti ai lavori è poi rappresentato dal caso stesso: la chiusura della società non ci da infatti la possibilità di approfondire l’accaduto potendo istruire un vero e proprio caso di studio sulla gestione dei dati personali e il loro utilizzo nella manipolazione dell’opinione pubblica.
Insomma, una vittoria solo all’apparenza che giorno dopo giorno assume sempre più i tratti di una sorta di autocensura preventiva a tutela dell’azienda stessa che potrà così risorgere con abiti immacolati e il medesimo business.